Associazione delle polizie comunali ticinesi
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Comunicato stampa

Dimitri Bossalini © laRegione

Il comitato dell’Associazione delle Polizie comunali ha preso atto con grande sorpresa delle esternazioni a vari livelli sulla proposta di una Polizia unica; particolare disorientamento e stupore si riscontra rispetto alle affermazione del capo del Dipartimento delle Istituzioni, sinora sempre promotore convinto e partecipe dei lavori d’implementazione della Legge sulla collaborazione tra le Polizie e che in tal senso si era più volte espresso positivamente  anche durante le nostre assemblee annuali (lo si ricorda peraltro recentemente anche a livello parlamentare).

Con coerenza e professionalità, l’Associazione si è sempre adoperata per promuovere e migliorare la sicurezza in generale, operando quotidianamente in tal senso e  pure partecipando a vari consessi (gruppi di lavoro, lavori commissionali) per preparare al meglio quanto è scaturito dalle discussioni e dagli atti parlamentari di recente approvazione.

 

Si ricorda che la Legge sulla collaborazione tra la Polizia cantonale e le polizie comunali è il frutto di un lavoro condiviso da più parti e voluto per migliorare la sicurezza, con particolare riferimento alla copertura capillare e cognitiva del territorio; si rammenta che la Polizia di prossimità, tassello basilare dell’attività di Polizia comunale, non è un semplice slogan, ma un concetto operativo che necessita di una presenza e soprattutto di una conoscenza di prossimità del territorio, operatività garantita in tal modo solo dalle polizie comunali.
La citata Legge è in vigore da nemmeno un anno, ma sorprendentemente, dati i lavori che si stanno effettuando con il coinvolgimento di più partner per una sua applicazione, si assiste oggi a prese di posizioni che lasciano alquanto perplessi e che dimostrano come non tutti abbiano una visione chiara e reale della situazione.

Quello che appare comunque chiaro, e sarebbe corretto che lo dicano chiaramente, è che la discussione sulla polizia unica sta (ri)nascendo sotto il cappello del contenimento dei costi e ciò significa (senza fare finta di nulla) una netta riduzione del livello di sicurezza generale, altro che razionalizzare e rendere efficiente.
Razionalizzazione e efficientismo, concetti peraltro già chiamati in causa per precedenti riforme della Polizia cantonale e che invece hanno avuto come risultato il “razionamento” di risorse e soprattutto la mancanza di copertura territoriale, lamentata da più parti.

Quale esempio si cita la chiusura dei posti di gendarmeria presenti capillarmente sul territorio, già allora si parlava di centralizzare; ebbene oggi si sta pianificando la riapertura!! si vuole ripetere lo stesso errore?
In effetti, Polizia unica vuol dire “centralizzare”, con la conseguenza inevitabile, ed è perfettamente inutile cercare di negarlo con dichiarazioni d’intenti non realistiche o slogan di tipo pubblicitario, di perdere l’attuale capillarità territoriale, sia di presenza effettiva, che di conoscenza del territorio nei suoi vari aspetti, determinanti e alla base per una seria pianificazione operativa a livello di sicurezza.

In tal senso, la Polizia unica andrà dunque solo a rafforzare gli effettivi della Polizia cantonale, dando così una risposta alla richiesta d’aumento degli agenti recentemente presentata dal Dipartimento delle Istituzioni, ma a scapito di una presenza capillare sul territorio e con una copertura finanziaria a carico dei Comuni.

Ai Comuni, e va detto a chiare lettere, non resterà dunque che pagare senza potere decidere alcunché, per un servizio in ogni caso peggiore dell’attuale; non solo, dovranno comunque assumersi dei costi diretti per gestire quei compiti di competenza comunale, gestiti dalle rispettive Polizie, che non verranno certo ripresi e garantiti da una Polizia unica.
La politica sta procedendo con una riforma del livello comunale, attraverso fusioni e aggregazioni si stanno creando comuni forti, con maggiori competenze e responsabilità; non vi è inoltre modifica di Legge che non veda un maggiore coinvolgimento degli enti locali a livello di competenza e responsabilità, ma con quali “strumenti” se ci si pone nell’ottica di una Polizia unica?

 

È dunque pure una questione di coerenza e di chiarezza a livello istituzionale, ogni livello deve avere la sua organizzazione di sicurezza, soprattutto se la si vuole appunto e giustamente rafforzare, altrimenti perché non proporre allora tutto sotto il cappello di una “Polizia unica federale”; usando le stesse considerazioni di chi vuole la Polizia unica cantonale, avremo dunque ancora maggiore razionalizzazione e maggiore efficienza.

 

La responsabilità dell’ordine pubblico è in primis dei Comuni, come la si vorrà gestire con una Polizia unica, con i contratti di prestazione? Senza un vero e concreto contatto diretto tra esecutivo comunale e un proprio organo di Polizia, non vi può essere immediatezza né efficacia d’intervento, siccome la conoscenza del territorio andrà sempre più scomparendo.

 

Ma allora a questo punto perché non proporre un solo ed unico Corpo pompieri cantonale, una sola organizzazione cantonale del servizio ambulanze, una sola organizzazione cantonale per l’assistenza e l’aiuto a domicilio, addirittura un solo ospedale cantonale, e un tutt’uno di qualsiasi attività quantomeno regionale.

Insomma, ci sembra che si stia improvvisando senza cognizione di causa; la Polizia cantonale e le Polizie comunali, anche se si occupano di sicurezza, sono due entità diverse, con competenze diverse, chiarite appunto dalla specifica Legge. Cosa significa mettere assieme due organizzazioni diverse che non sono paritarie? Significa che il più grande assorbe il più piccolo, che operativamente vuol dire eliminare quelle attività specifiche delle Polizie comunali basate sulla conoscenza di dettaglio del territorio siccome verrebbero fagocitate nell’espletare prima di tutto le competenze cantonali già ora deficitarie per mancanza di personale.

Si collabora in modo efficiente, non ci sono grosse problematiche operative(di merito) nei Comuni polo che devono garantire il coordinamento regionale, le competenze sono state chiarite, si sta lavorando per implementare quanto la Legge sulla collaborazione chiede, il Dipartimento ha preparato un documento per chiarire i dettagli per la partecipazione finanziaria dei Comuni e ora, a nemmeno un anno di distanza, si vuole ribaltare tutto; perché cambiare?... risparmio e basta, che lo si dica chiaramente evitando però di continuare a sbandierare una necessità di maggiore sicurezza e maggiore presenza di Polizia nei programmi elettorali, nessuno escluso.

Si sono votati crediti per costruire un nuovo Comando dopo innumerevoli interventi per ridurne i costi e comunque sulla base di un progetto allestito per un’organizzazione come quello attuale della Polizia cantonale; come si fa a pensare che ciò sia adatto anche per una nuova organizzazione più grande nella misura del 75% e diversa? Insomma, coerenza anche in questo ambito o altrimenti le difficoltà, che peraltro già ora non mancano (anche solo quelle logistiche, figuriamoci le altre!) saranno non solo all’ordine del giorno, ma pure insormontabili e preponderanti rispetto all’operatività quotidiana che la Polizia tutta deve garantire.

Insomma, cambiare per cosa… per mancanza di coerenza e di visione di sicurezza?
Noi non siamo d’accordo!!

 

 

Per l’APCTi

Il Presidente

Dimitri Bossalini

22 Luglio 2013

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