Associazione delle polizie comunali ticinesi
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«La politica resta distante dai problemi della gente»

Stefano Piazza

Signor Piazza, l’associazione Amici delle Forze di Polizia Svizzere, di cui lei è presidente, è nata pochi mesi fa in risposta al crescente numero di aggressioni subite da agenti di polizia in Ticino e in altri cantoni Svizzeri.

La vostra iniziativa che reazioni ha finora suscitato tra le forze di polizia e tra la gente comune?
«Tante e tutte positive e di questo siamo davvero molti contenti. Manteniamo un costante dialogo con le forze di polizia attraverso contatti regolari e le interviste che pubblichiamo sul nostro sito www.afps-ti.ch . Stessa cosa con le persone che ci seguono sul nostro account Facebook».

 

Quante visite ha registrato finora la vostra pagina web? Quante persone hanno finora aderito alla vostra associazione?
«Il sito ha avuto ad oggi più di 70.000 visite e se si pensa che parliamo solo di sicurezza e che lo gestiamo io e Daniele Stefanini (vicepresidente) possiamo solo ringraziare chi lo visita. Gli iscritti sono ad oggi quasi cento e contiamo di crescere ancora molto nel tempo».

 

Crede che il preoccupante trend delle aggressioni se non fermato possa influire negativamente anche sull’attrattività di questa professione tra i giovani?
«Penso che chi è veramente motivato a intraprendere questa importante professione non si ponga questo problema. Gli agenti e tutti coloro che scelgono di proteggere gli altri pensano diversamente da noi».

 

Nella pagina Internet della vostra associazione sostenete tra l’altro che occorrono leggi molto più severe contro coloro che aggrediscono gli agenti di polizia. Pensa che un inasprimento delle pene da solo basterebbe ad arrestare il forte aumento di questo tipo di reato?
«Certamente aumentare le pene sarebbe un fatto molto importante e giusto ma non basta. Credo che occorra, per fare davvero un passo in avanti anche un forte lavoro di prevenzione ed informazione, ad esempio nelle scuole».

 

A livello operativo la vostra associazione potrebbe anche decidere di lanciare o appoggiare iniziative legislative inerenti alle forze di polizia?
«Sicuramente, un tema sensibile è quello della polizia unica. In tal senso aspettiamo di capire cosa accadrà dopo il pasticcio al quale abbiamo assistito in Parlamento».

 

Lo scorso marzo Max Hofmann, segretario generale della Federazione svizzera dei funzionari di polizia, di fronte al crescente numero di aggressioni nei loro confronti, ha chiesto ai politici che siedono alle Camere federali di fare uscire dal cassetto la loro petizione «stop alla violenza contro la polizia», depositata nel 2009. Perché, secondo lei, Berna è sorda o poco reattiva di fronte a un problema reale?
«Perché come accade su altri temi purtroppo la politica è spesso distante dai problemi reali delle persone. Di frequente è una realtà che si “parla addosso” con l’ovvio risultato che i problemi restano sempre nel cassetto. È un quadro questo che porta a disaffezione tra la gente e frustrazione nello specifico, tra chi subisce la violenza».

 

Sul vostro sito avete inserito un’intervista a Peter Regli, già capo del Servizio d’Informazione della Confederazione, sulla minaccia terroristica in Svizzera. Il 9 ottobre inviterete a Lugano, per una conferenza sulla criminalità organizzata, il magistrato italiano Nicola Gratteri. Si può dunque dire che la vostra associazione estende il suo interesse su tutto quanto riguarda la sicurezza?
«Sì, vogliamo contribuire e ad informare meglio e di più su tutte le tematiche della sicurezza. Viviamo tempi molto complicati perché il mondo è profondamente cambiato e la sicurezza ha un enorme importanza anche nel nostro Paese».

 

Può svelarci qualche altra iniziativa futura su cui l’associazione sta già meditando?
«Altre iniziative? Ci piacerebbe incontrare il ministro Bertoli per verificare la possibilità di far conoscere meglio e di più nelle scuole chi si occupa della nostra protezione. Magari coinvolgendo ex agenti di Polizia».

 

 

Stefano Piazza

Corriere del Ticino

18 Settembre 2015

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