Associazione delle polizie comunali ticinesi
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Relazione presidenziale APCTi - 2014

Dimitri Bossalini © laRegione

1. Punti di forza della riforma in atto

 

Qui non si tratta, come taluni vogliono far credere, di salvare i propri orticelli o i posti dirigenziali. Assolutamente no, la regionalizzazione delle polizie comunali e la riduzione dei corpi, che operano nei territori di più Comuni, rispondono senza possibilità di smentita a queste sterili insinuazioni. Si tratta invece di realizzare un vero tassello i cui punti cardine siano chiari ed ancorati in una Legge ed un regolamento, si vuole implementare una polizia di prossimità con compiti specifici e poco invasivi a livello burocratico; il tutto consolidato da una conoscenza del territorio, delle persone, delle dinamiche sociali, che può essere raggiunta grazie ad un comprensorio di pertinenza circoscritto e sentito. Questa indispensabile attività deve inserirsi in un contesto di collaborazione generale di sicurezza. Per questo operazioni congiunte in ambito locale, regionale, cantonale e anche nazionale (se penso al Wef) saranno ulteriormente consolidate. La forza di questo progetto in fase di realizzazione, che rispetta appieno i livelli istituzionali, è di permettere, anche in operazioni di più ampio respiro, di preservare una presenza costante e decisiva nel territorio di competenza.


In situazioni d’emergenza, fra le quali si possono citare le operazioni Discomo, è fondamentale mantenere un presidio territoriale allo scopo di rispondere celermente, ripeto celermente, alle richieste della gente e degli Esecutivi locali. Da qui nasce una maggiore fiducia nelle forze dell’ordine da parte della popolazione che è e resterà il primo tassello della sicurezza.
Non mi dilungo sulle peculiarità della “Comunity policing” che meglio di me conoscete e che in molte nazioni ha dimostrato la sua validità soprattutto se sostenuta da un’ analisi scientifica dei fenomeni di delinquenza locale e d’importazione, che oggi è da noi ancora parzialmente assente.

 

Nel rapporto di maggioranza (per altro sottoscritto anche da chi aveva ed ha di nuovo proposto la mozione per una polizia unica) redatto dall’allora Presidente della Legislazione, lo scomparso Rodolfo Pantani, nelle conclusioni si poteva leggere come finalmente si sia giunti alla“ … possibilità di fare un cambiamento sostanziale ad una Legge che deve servire a completare la protezione del cittadino e del territorio attraverso una collaborazione effettiva tra tutti i corpi di sicurezza presenti sul territorio come le GdF, la polizia cantonale e le polizie comunali. Con questa legge si potranno utilizzare tutte le sinergie idonee a rendere più visibile l’apparato di sicurezza nei confronti dei cittadini, snellendo, tramite deleghe, l’onere di lavoro incombente alla Polizia cantonale, facendo in modo di responsabilizzare ogni addetto nel compito assegnato”

 

2. Mozione e Messaggio Governativo inopportuni

 

La Mozione del GC Giorgio Galusero, così come il MG 6926 del 02.04.2014 sono giunti in un momento topico della riforma, proprio mentre in ogni regione si sta alacremente operando per trovare gli accordi prima e stipulare le relative convenzioni poi, che richiedono comunque un importante lavoro di mediazione, si è voluto rispolverare un progetto che tre anni orsono era stato accantonato. Non dimentichiamo che quello in atto è un cambiamento epocale per le polizie comunali nel Cantone Ticino, e per i Municipi. Taluni di loro devono assimilare la necessità di finanziare i compiti di sicurezza elargiti da una polizia comunale e per altri, che già hanno  un loro servizio, di aumentare i propri organici ed adattare la logistica, i mezzi di comunicazione ed i veicoli. Al riguardo, molti Municipi hanno approntato i relativi Messaggi all’attenzione dei CC ed in alcuni casi hanno già ottenuto i crediti necessari per gli adattamenti previsti. Costi importanti che vanno ad incidere sulle finanze degli Enti Locali, che hanno dimostrato di credere in questa riforma. Non si improvvisa, ma si ottempera a quanto previsto dalla LCpol e dal relativo Regolamento. Non possiamo quindi che condividere quanto hanno espresso i diversi Esecutivi comunali e le associazioni di categoria, che da Chiasso ad Airolo hanno giustamente contestato l’agire del Governo Cantonale reputando inadeguato ed inopportuno voler progettare l’implementazione della polizia unica, quando nemmeno si è giunti al compimento di un progetto che per la sua ottimizzazione, necessita di almeno 5/6 anni. Si proprio quei 5 o 6 anni in cui invece si vorrebbe, stravolgendo il contesto normativo vigente, implementare una polizia unica.

Semmai è proprio dal 2021 che si potrebbero trarre le valutazioni oggettive di quanto si sta improntando a livello di sicurezza, e casomai è a partire da quella data che andrebbero apportati i correttivi se risulteranno necessari.

L’aspetto che maggiormente mi sconcerta nella proposta governativa è che si tratta di una volontà di cambiamento radicale sulla sicurezza, sui fondamentali, come si direbbe in gergo sportivo.

A parer mio, ma non solo, questa mozione e la proposta governativa sono in chiara antitesi su quanto si sta realizzando. E se la contraddizione è sugli aspetti basilari in ambito di sicurezza, allora lascio a voi le riflessioni che ne possono scaturire.

Uno degli slogan spesso utilizzati dai fautori di una polizia unica,  che costantemente sentiamo echeggiare, e che purtroppo ha fatto suo anche la Commissione della gestione e delle finanze, è attinente alla collaborazione tra le forze dell’ordine,  ed in particolare nel rapporto del 21.01.2014 (riferito alla Road Map) si cita:

“L’implementazione della normativa votata nella scorsa legislatura, che prevede una complicata collaborazione tra le polizie comunali e la polizia cantonale, appare sin d’ora scarsamente efficace ed efficiente e sta mostrando tutti i suoi limiti"….

Permettermi, anche a vostro nome, cari colleghi, di dissentire da queste considerazioni. Sappiamo tutti che la collaborazione in ambito operativo e strategico è buona e lo sarà ancora di più quando saranno adeguati i rispettivi effettivi e avremo integrato nell’attività corrente anche il pacchetto di deleghe, potendo così offrire un servizio di prossimità completo e, nel contempo, attenuare i compiti attribuiti alla polizia cantonale che potrà sfruttare queste risorse per la lotta alla media e grande criminalità oltre che agli interventi d’urgenza di loro competenza. E’ facile intuire chi abbia informato maldestramente le due Commissioni, se però i rispettivi GC si fossero rivolti a noi avrebbero avuto un parere diverso, suffragato da dati oggettivi e non da parole fini a se stesse. Anche il Comandante della polizia cantonale ha confermato che vige una buona collaborazione non solo con le polizie comunali ma anche con le GdF.

Basta leggere l’editoriale dell’ultima rivista della polizia, per averne un ulteriore conferma:

Ma la collaborazione interforze è necessaria e sempre maggiormente implementata anche all’interno dei confini nazionali e cantonali. Infatti, con i Corpi delle diverse polizie comunali e delle Guardie di Confine, si lavora in modo sempre più coordinato ed efficace….”

Beh questa è la verità non quella che qualcuno ha voluto far credere ad alcuni Deputati in GC.

Se i vertici della polizia cantonale si sono espressi positivamente sulla buona collaborazione tra tutte le forze pubbliche presenti in Ticino, non lo è stato da meno il Direttore del Dipartimento che nei suoi interventi, proprio in occasione delle ultime assemblee dell’APCTi si era così espresso in merito alla collaborazione ed ai  compiti delle polizie comunali:

 

Cadempino, 18.05.2011

… ”La nuova LCpol valorizza il ruolo delle polizie comunali e conforma l’obbligo dei Comuni nel disporre un servizio di polizia locale” ….. “Questo nuovo atto legislativo permetterà alle polizie comunali di mantenere le loro peculiarità, caratterizzate dalla conoscenza delle dinamiche locali, dalla capacità di rispondere prontamente alle richieste dei propri cittadini, e dall’azione di prevenzione e consulenza che tiene conto di tutte le fasce della popolazione, in stretta collaborazione con gli altri servizi comunali che operano in ambito sociale”.

 

Mendrisio 22.05.2013

… "Le polizie comunali costituiscono un partner fondamentale nel garantire la sicurezza, il presidio del territorio e nell’ espletamento dei compiti di prossimità. Un lavoro capillare e prezioso…, fatto di conoscenza della realtà comunale e dei loro abitanti, che spesso si rivela determinante anche per l’avvio di inchieste giudiziarie. Le sinergie sempre più strette tra la polizia cantonale e le polizie comunali – da cui trova giovamento anche l’applicazione della LCpol – sta progredendo attraverso due linee direttrici fondamentali: maggiore prossimità e migliore collaborazione."

 

Questa visione, sia dei vertici operativi che di quelli istituzionali cantonali è in sintonia con quanto noi abbiamo sempre creduto e lottato.
Si fa quindi fatica a capire come nel Messaggio Governativo vi siano invece indicazioni esattamente all’antitesi rispetto a quanto era stato detto e scritto.
Vi troviamo infatti affermazioni che non possiamo condividere poiché spesso inesatte, tendenziose, o semplicemente basate su visioni ipotetiche, o su modelli di altri Cantoni che non rispecchiano la nostra realtà ed hanno, proprio in ambito di prossimità, mostrato pesanti lacune; o ancora si sono paventati doppioni che non esistono poiché gli allegati al RLCpol fanno chiarezza sui compiti attribuiti alle polizie comunali.
Ma avremo tempo di sviscerare punto per punto questi documenti nei tempi e nelle sedi opportune.
Ma a parere del vostro Comitato i motivi che hanno dettato questo cambiamento di rotta sono altri, così come abbiamo scritto a più riprese.

 

La Polizia unica andrà solo a rafforzare gli effettivi della Polizia cantonale, dando così una risposta alla richiesta d’aumento degli agenti presentata dal Dipartimento delle Istituzioni, ma a scapito di una presenza capillare sul territorio e con una copertura finanziaria a carico dei Comuni.

 

Ai Comuni, e va detto a chiare lettere, non resterebbe dunque che pagare senza potere decidere alcunché, per un servizio in ogni caso peggiore dell’attuale (cito a tal proposito l’esperimento dei posti misti. In un sondaggio promosso dall’ APCTi è scaturito che l’80% dell’attività di prossimità e quindi di presenza proattiva nel territorio è scomparso a favore di attività burocratiche dettate in particolare dall’avvento del nuovo CPPS e questo era un primo fallimentare passo verso il modello di polizia unica); non solo, i Comuni dovranno comunque assumersi dei costi diretti per gestire quei compiti di competenza comunale, attribuiti alle rispettive Polizie, che non verranno certo ripresi e garantiti da una Polizia unica. In tal senso nella decantata polizia di Berna, in molti Comuni la gestione dell’ordine pubblico è stata delegata a società private di vigilanza, che si sono sostituite ad un compito istituzionale basilare; ma su questi aspetti e taluni altri si sottace.

 

La politica sta procedendo con una riforma del livello comunale, attraverso fusioni e aggregazioni si stanno progettando comuni forti, con maggiori competenze e responsabilità; non vi è inoltre modifica di Legge che non veda un maggiore coinvolgimento degli enti locali a livello di competenza e responsabilità, ma con quali “strumenti” se il Governo si pone nell’ottica di una Polizia unica?
È dunque pure una questione di coerenza e di chiarezza in ambito istituzionale, ogni livello deve avere la sua organizzazione di sicurezza, soprattutto se la si vuole appunto e giustamente rafforzare, altrimenti perché non proporre allora tutto sotto il cappello di una “Polizia unica federale”; usando le stesse considerazioni di chi vuole la Polizia unica cantonale, avremo dunque ancora maggiore razionalizzazione e maggiore efficienza.

 

Per ora chiedo di lasciarci lavorare, di permettere ai Municipi di trovare gli accordi, non sempre facili in momenti di difficoltà finanziaria, su un progetto condiviso dagli Enti Locali, in cui il CdS prima ed il GC poi hanno dimostrato di credere. Siamo convinti che questo modello, possa assurgere ad esempio di un cambiamento per le polizie comunali che potranno garantire una presenza forte e visibile in tutto il territorio cantonale, e scusate se è poco.

 

Vogliamo implementare maggiormente la collaborazione con la polizia cantonale, le GdF, la polizia ferroviaria e la polizia federale, rispettando le competenze specifiche perfettamente complementari tra loro che hanno fatto la differenza e che grazie a questa regionalizzazione potranno garantire un ulteriore sviluppo in ambito di sicurezza.

 

Abbiamo però altresì appurato, e dobbiamo sottolinearlo,  che taluni Municipi, pochi per il vero, sono purtroppo ancora legati ad una visione del servizio di polizia arcaica  e fine a se stesso, oppure propongono delle soluzioni che non rispecchiano quanto prevede la LCpol (vedi proposta di polizia unica per la Regione VIII) . Ciò provoca ritardi nella stipulazione delle Convenzioni. Anche se in verità, e qui mi preme evidenziarlo, il Messaggio Governativo 6926 ha ingenerato ulteriori perplessità e non facilita certo la discussione all’interno degli Esecutivi locali e a seguire dei CC.


Quale APCTi, che rappresenta sostanzialmente tutti gli enti locali in materia di sicurezza, auspichiamo un deciso cambiamento di rotta da parte di questi pochi Esecutivi affinché si possa, nei tempi previsti, stipulare tutte le Convenzioni. Alcuni Comuni hanno chiesto la nostra consulenza o il nostro parere per giungere ad una soluzione che sia soddisfacente e che rispecchi appieno gli intendimenti delle normative vigenti; noi siamo sempre pronti a collaborare laddove ci siano divergenze o dubbi che vanno fugati.

 

 

Dimitri Bossalini

22 Settembre 2014

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